Halloween ai tempi della nonna
- Stefania
- 30 ott 2017
- Tempo di lettura: 3 min
Adoro Halloween. Questo, però, non ha nulla a che vedere con lati oscuri e misteriosi, anzi! I ricordi che ho di questa festa sono assolutamente allegri e teneri. La prima volta che ho festeggiato Halloween è stato al terzo anno di liceo. Era arrivata in classe una nuova ragazza, Maria Teresa, che si era da poco trasferita nella mia città perché suo padre era aviatore. Lei, nata a Pensacola, spesso mi raccontava di come la festa di Halloween in America fosse davvero come nei film. Quando perciò arrivò il 31 Ottobre, per farla sentire a casa, organizzammo una serata a casa mia, ma... non c'erano mica in giro tutte le decorazioni che ci sono ora! Ricordo che riuscì a trovare solo delle caramelle gommose a forma di scheletro e tante, tante candele bianche. E così, radunati gli amici di sempre, spaventammo la vicina che vide dalla finestra tutte queste candele accese, convinta fosse in corso una seduta spiritica...ancora ricordo le nostre risate!


Da quell'anno non c'è stato più un Halloween che io non abbia festeggiato, anche solo preparando i piatti che poi per me divennero immancabili: maccheroni alla zucca con pancetta e burro, gratinati al forno e torta al cioccolato con carota e zucca.
In realtà questa festa ha un significato molto, molto più profondo e non ha nulla a che fare con la parte commerciale e dissacrante a cui siamo abituati.
Mia nonna e le sue sorelle la notte tra il 31 Ottobre e l'1 Novembre , come anche quella successiva, erano solite preparare in casa, pasta con i broccoli, castagne, olive fritte e funghi in grande quantità. Si imbandiva la tavola con tutte queste specialità e alla fine del pasto, si lasciava apparecchiato per un numero di posti tanti quanti erano i defunti della propria famiglia.
Si pensava infatti che la notte venissero a far visita ai propri cari, anche per mangiare un pò dei piatti buoni preparati per l'occasione. Non era nemmeno permesso passare la scopa in casa in quei giorni, perché altrimenti si poteva cacciare via le anime venute a far visita. Questa non è assolutamente una storia paurosa, al contrario è piena di tradizione, di amore per la famiglia e di rispetto per chi non c'era più fisicamente, ma sempre presente nel cuore.
Si diceva che il mondo dei vivi e quello dei morti potessero entrare in contatto in queste giornate, come raccontano le usanze antiche che appartengono un pò a tutte le popolazioni: in queste notti i morti sono liberi di vagare sulla Terra perché il sottile filo che divide i due mondi si assottiglia tanto da permettere agli spiriti di circolare liberamente sulla terra, mimetizzandosi con i vivi mascherati.
Chiacchierando con Federica, ho scoperto che anche in Sardegna esiste qualcosa del genere.

I bambini girano per il paese bussando alle porte, chiedendo “Si onada a is animasa?" con un sacco o una federa. Per l’occasione si preparano dei dolci tipici , come il Pabassinas o pane nero, per offrirli ai bambini, riempiendo loro il sacco con pane, noci, frutta e dolci perché le persone che mangeranno quei doni faranno sì che questi giungano al morto, il quale mangerà tramite loro. Trovo che queste usanze antichissime siano davvero piene di fascino e da sempre mi impegno a rispettarle, con la speranza di sentire più vicino chi non c'è più.
Quando però mi trovo ad allestire per lavoro le feste di Halloween, che siano per adulti o per piccini, cerco di farlo sempre con uno spirito allegro e dal sapore carnevalesco, per ricordarci che la vita è bellissima e piena di colore.

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